Se mi seguite da un po’, forse vi è capitato di leggere qualcuno dei miei post in cui tentavo di affrontare il tema del rapporto tra genere e scrittura, ponendomi non tanto la questione di che cosa differenziasse un romanzo scritto da un uomo rispetto a quello di una donna, ma perché i secondi tendano spesso a essere migliori dei primi. Se era solo una questione di gusti o se c’era sotto qualcosa di più.
Resta il fatto che continuo a percepire un gap tra talento di scrittori maschi e talento di scrittrici femmine. Ai tempi in cui scrissi il primo post al riguardo, qualcuno nei commenti mi fece notare che forse era perché avevo letto pochi romanzi scritti da donne, rispetto a quelli scritti da uomini. E, sapete cosa? Chiunque fosse, aveva ragione.
Così ho deciso di allargare i miei orizzonti, leggendo fantasy scritto da donne. E visto che con Robin Hobb non è andata bene, ho pensato di provare con Trudi Canavan, scrittrice australiana famosa per la doppia trilogia che compone la saga dei maghi.
E non è tutto, in nome del politically correct, ho deciso di creare una rubrica ad hoc, per celebrare l’uguaglianza tra maschietti e femminucce rinchiudendo queste ultime in un ghetto a sé stante (tipo ‘sta cosa che alle prossime elezioni se voglio esprimere tre preferenze almeno una di queste deve essere una donna, perché apparentemente le donne sono specie protetta come i panda).
Questa è la prima puntata della rubrica aperiodica Scrittori con la Vagina, dedicata al romanzo La corporazione dei maghi di Trudi Canavan.
La scheda del libro
The Magicians’ Guild (The Black Magician Trilogy #1) di Trudi Canavan
Pubblicato in Italia da Editrice Nord, in USA, UK e Australia da Orbit
Anno 2001
395 pagine
Il libro su Amazon, notare il solito epic fail con l’edizione digitale che costa appena una sessantina di centesimi in meno del cartaceo
Che cosa succede
Sonea è una giovane ragazza che vive nei quartieri più poveri di Imardin, la città in cui ha sede la rinomata corporazione dei maghi. Ogni anno, a Imardin, si svolge l’Epurazione, una cerimonia in cui, su ordine del re, i maghi della corporazione scacciano dalla città i meno abbienti, accusati o sospettati di guadagnarsi da vivere in maniera illecita.
Il giorno dell’Epurazione, Sonea, come molti dei giovani dwell, gli abitanti dei bassifondi, è in piazza a protestare contro i maghi venuti lì per scacciarli. I giovani sono soliti tirare loro delle pietre, in un gesto più rituale che altro, perché i maghi sono protetti da impenetrabili barriere. Così fa anche Sonea, se non fosse che il suo sasso riesce a oltrepassare la barriera magica e colpire il mago.
I restanti maghi della corporazione capiscono subito che, per essere stata in grado di infrangere la barriera, Sonea deve essere in possesso di un potenziale magico innato e, poiché nessun mago può vivere al di fuori della corporazione, fanno di tutto per cercarla, nonostante Sonea abbia chiesto l’aiuto ai Ladri, un’organizzazione criminale che ha il controllo capillare dei bassifondi e con la quale perfino i maghi sono restii a stringere accordi.
Ma, poiché il romanzo si intitola La corporazione dei maghi, non ci vuole un genio a capire che la fuga di Sonea non avrà l’esito da lei sperato. Catturata dai maghi giusto prima che i suoi poteri si manifestino in maniera distruttiva, Sonea viene affidata alle cure di Rothen. Una volta nella corporazione, tuttavia, Sonea scoprirà che non tutto quello che ha sempre creduto sui maghi è vero, sia nel bene, sia nel male.
Che cosa ne penso
Questo romanzo dovrebbe essere l’esempio da manuale di come NON dare avvio a una serie.
Il primo romanzo di una serie deve aprire porte. La corporazione dei maghi ti fa venire voglia di chiuderle con un lucchetto. E poi murarle.
Come si può facilmente notare nella sezione sopra, la storia si divide in due tronconi principali. Il primo vede Sonea in fuga dai maghi, e il secondo la vede imparare il controllo della magia e invischiarsi nelle trame tutt’altro che bizantine della corporazione.
La prima parte, Sonea in fuga, occupa metà esatta del romanzo. Ed è quasi completamente inutile. Al di là di presentare due o tre personaggi fondamentali e inquadrare i Ladri, la sensazione che dà è quella di un allungamento evitabile del brodo. Del resto il romanzo si chiama La corporazione dei maghi. L’intera serie vede Sonea come protagonista. E si chiama La saga sei maghi. Chi sano di mente andrebbe a pensare che la protagonista della saga dei maghi non sia ella stessa un mago? Che Sonea finirà nella corporazione lo si sa fin dal primo capitolo, altrimenti non ci sarebbe alcuna storia. E allora perché, dei ventinove capitoli di cui si compone il romanzo, ben quindici sono dedicati alla fuga di Sonea, il cui esito è già scontato?
A ciò si aggiunge che la logica interna del mondo creato dalla Canavan è quantomeno traballante.
Il sistema di magia mi pare tirato per i capelli. In pratica, una volta imparato il Controllo, i maghi possono fare qualsiasi cosa, e l’utilizzo delle loro abilità non richiede virtualmente alcun sacrificio. Il che mi porta a domandarmi come mai, ad esempio, nel regno di Kyralia ci sia un re e il governo del paese non sia affidato direttamente ai maghi. In effetti, se i maghi possono fare ciò che vogliono con zero sacrifici, perché Kyralia non è una landa desolata di città stato in lotta tra loro, ciascuna retta da un mago-tiranno?
E poi perché i poveri vengono scacciati in massa durante la singola giornata dell’Epurazione, al rischio che scoppino rivolte come quella che dà avvio al romanzo? Al di là del valore simbolico della “celebrazione”, perché il re non impiega le guardie e i maghi in un costante sforzo quotidiano di liberare la cerchia dagli indigenti?
Inoltre, la storia stessa presenta un conflitto fumoso che potrebbe essere risolto in quindici secondi, se solo i protagonisti non diventassero stupidi all’occorrenza. Seguiranno spoiler.
In pratica, Fergun, il mago che Sonea ha colpito con il sasso durante l’epurazione, è deciso a fare di lei la propria discepola, ma solo per far sì che venga espulsa con disonore dalla corporazione. Lo so, piano da evil mastermind. Il problema è che il molto più cordiale e saggio Rothen è anche lui un candidato a diventare tutore di Sonea. Poiché la legge della corporazione stabilisce che il mago che per primo si è accorto del potere di un novizio può diventarne il tutore, si decide di tenere un’udienza generale in cui sia Fergun, sia Rothen, sia Sonea forniranno le loro testimonianze.
Ora, il mago che per primo si è accorto del potere di Sonea è Rothen, duh. Ma Fergun ha il suo piano malefico, e per metterlo in atto rapisce Cery, amico di Sonea e futuro love interest, lo rinchiude nei sotterranei della corporazione, porta Sonea a visitarlo per farle vedere che fa sul serio, e poi le chiede di mentire all’udienza, testimoniando che è stato lui e non Rothen ad accorgersi dei suoi poteri. E Sonea è disperata, perché non c’è soluzione al suo problema.
Eccetto che c’è ed è fottutamente lampante. Vai a dirlo a Rothen. Vai a dirlo all’amministratore, che guardacaso ti ha perfino presa in simpatia. Certo, non devi correre per il campus gridando FERGUN È IL KATTIVO! (anche se è abbastanza palese, riferirò in proposito più avanti), ma con un minimo di segretezza dovresti essere in grado di salvare capra e cavoli.
Ma, niente, a Sonea contrae un grave caso di stupidità e si piega al volere di Fergun, mentendo al processo. Se non fosse che Dannyl, mago amico di Rothen, riesce a liberare Cery e a smascherare Fergun. E come fa Cery a provare che sta dicendo il vero e Sonea ha mentito? I maghi gli leggono i ricordi. Ma allora visto che è possibile leggere i ricordi di qualcuno, perché prendersi la briga di convocare un udienza con tanto di testimonianze per decidere il tutore di Sonea? Bastava semplicemente andare da Sonea e leggere i suoi ricordi. Evidentemente ai maghi piacciono le udienze disciplinari. Ce ne sono cinquecento in Il nome del vento, la Canavan non poteva essere da meno (e, sì, lo so che questo libro è del 2001 e Il nome del vento del 2007).
Che altro?
Oh, sì. La protagonista si descrive guardandosi allo specchio nel primo capitolo. È un peccato veniale ma mi piaceva farlo notare. Lo stile è sufficiente, ma la caratterizzazione è fin troppo stilizzata.
Gran parte dei personaggi aderisce a una parte, più che essere dotata di una propria personalità. Rothen è il saggio mentore, Cery è l’amico fidato che prova sentimenti per la protagonista ma che finisce prevedibilmente friendzonato, e così via.
E poi c’è Fergun, che appena lo vedi non puoi che dire: “Ok, questo qui è il cattivo”, neanche la Canavan l’avesse ritratto mentre strappava a morsi la testa a un cucciolo di labrador. E, sorpresa sorpresa, alla fine il cattivo è proprio lui.
In conclusione
Non c’è male per la prima entry a tutela della parità di genere nel fantasy, eh? Un romanzo scritto da una donna che è anche un terribile romanzo fantasy, pieno di contraddizioni interne, trama che si infila da sola la testa tra le chiappe, lungaggini evitabili e personaggi appena abbozzati e, a parte forse due o tre casi (Dannyl e Akkarin) decisamente poco interessanti. Trudi Canavan, in poche parole, è la Licia Troisi australiana.
Ora, sta a voi decidere se esiste una correlazione tra il genere dell’autrice e il misero risultato finale. Io mi sono limitato a presentare il tutto, del resto mi lavo le mani.
Leggerò i seguiti? Sorprendentemente, penso di sì. Non tanto perché il primo mi sia piaciuto (niente affatto), ma perché ho letto commenti di blogger autorevoli (aka non autori di blog con lo sfondo rosa glitterato, il puntatore a farfalla e i titoli in Comic Sans MS) che assicurano che quanto viene dopo, La scuola dei maghi e Il segreto dei maghi, siano di gran lunga migliori.
Staremo a vedere.
Io l’ho letto quando ero relativamente piccino e non mi era dispiaciuto a dir la verità. Paragonarla alla Troisi mi sembra comunque eccessivo D:
Sì forse un po’ sì, ma mi aspettavo decisamente di meglio.
E comunque per la categoria femminile io mi giocherei il ciclo dell’ecumene della Le Guin!
La prossima sarà Lois McMaster Bujold, ma prima ho da finire Sanderson, che è gigantesco.
Si, Sanderson non si misura in pagine ma centimetri. Avevo letto l’onore dei Vor ma non mi aveva entusiasmato!
io suggerisco mary gentle, nella fattispecie il romanzo Ash, e volendo la trilogia dello spadaccino di kj parker (hai già recensito un paio di suoi romanzi e sì, anche io sono convinta che sia una donna).
poi saranno miei guilty pleasure, ma adoro la saga dei vampiri di Anne Rice.
le scrittrici italiane di fantasy non esistono davvero, sono solo una leggenda. vero? vero?
Ash sembra estremamente figo, ci farò un pensierino. Della Parker ho già in lista un altro suo romanzo, più la raccolta di racconti che ha annunciato voler fare uscire quest’anno
Dopo Sanderson (che io reputo noioso: riesce a creare dei sistemi magici coerenti ed eleganti e poi fa dei personaggi banalissimi), permettimi di consigliarti la serie dei Gentlemen Bastards di Scott Lynch, anche se l’autore non appartiene al gentil sesso.
Ha dei dialoghi brillanti, è piuttosto originale nello stile ed è molto cattivo.
Tanti mi hanno consigliato Lynch, e anche lui avevo una mezza idea di leggerlo. Poi ho scoperto che i gegni della Nord non hanno intenzione di continuare a tradurre la serie.
ash è estremamente figo, l’ho amato alla follia e te lo consiglio davvero.
fottitene delle politiche demenziali dell’editoria italiana e leggiti quello che vuoi in originale… Certo non è sempre semplice, ma ci sono anche situazioni che ti sorprendono positivamente: dopo tre anni di ritardo, mi sono deciso a leggere la Via dei Re di Sanderson… 1200 pagine, un vero mattonazzo… ma mi ha preso così tanto che non ho saputo resistere e sono partito immediatamente a leggere il seguito, Words of Radiance di 1111 pagine, che chissà se e quando vedrà la luce in Italia. Ero molto dubbioso sulla mia capacità di comprensione di un testo con tanti neologismi, ma sono ormai a metà e viaggio speditissimo senza alcuna difficoltà… Bisogna osare per ottenere dei risultati… 😎
La via dei re lo sto leggendo adesso, mi sta piacendo, ma sono ancora tipo al sesto capitolo perché è lunghissimo. Appropriato che il titolo provvisorio del sequel fosse The Book of Endless Pages
Prima di Ash, buttati su Grunts della Gentle
Non è che pubblicano donne che scrivono male per darsi un tocco di “femminismo”, la serie “se pubblichiamo donne i lettori caproni si sentirano in colpa se non piace il libro!”?
Oddei, spero proprio di no, sarebbe ancora più sessista di dire “faccio una collana di sole autrici donne”.
Quando ho letto il titolo della rubrica mi sono immaginata una vagina tenuta immersa nella formaldeide sulla scrivania di uno scrittore brutto.
… forse potevo risparmiarmi la premessa.
Beh, direi che la rubrica comincia sotto il migliore degli auspici. ‘Sta serie non mi aveva mai attirata granché, poi la Nord la schifo per via dei Bastardi Gentiluomini, quindi…
Io adoro orrendamente Anne Rice e Diana Wynne Jones, e mi sono appena resa conto che negli ultimi tempi sto leggendo pochissimi libri scritti da donne. Dannazione.
Il titolo della rubrica mi faceva bloccare l’articolo dal firewall aziendale con la motivazione: porn.
Cmq è bello sapere che anche altri paesi soffrano per le loro Troisi.
La gente usa la parola vagina nel porno? °_°
Ma come, e di quel CAPOLAVORO di Twilight che ne fai?!
(sì, sono sarcastica)
In attesa che io termini il più bllxmo romnz di snmpre!!!!!1!1!!!1!!, Ash vale davvero la pena. Lo lessi anni fa, prosa notevole. E poi è un fantasy brutto sporko e kattyvo, dovrebbe piacerti.
A me la Rice è piaciuta molto col primo, ma già il secondo, pur con delle trovate simpatiche, stuccava. Non ho provato con gli altri… Mi puzzavano un po’ di fanservice.
Così come la lussuria viene confusa con l’amore(perchè il sesso per il sesso è brutto e cattivo quindi dobbiamo costruire un castello sopra una scopata), così il leggere libri viene confuso con l’essere intelligenti e l’avere cultura. SONO ROMANZI, PER DIANA, SONO INTRATTENIMENTO! SMETTETELA DI MASTURBARVI L’EGO PERCHè LEGGETE UN LIBRO DI MERDA INVECE DI GUARDARE UN FILM FATTO BENE!
…*ahem* Comunque “fica” è ridicola come “vagina”, una per il suono e l’altra per il registro. Mai ridicole come le metafore che la descrivono, comunque…
Vero, un romanzo non ha criteri oggettivi per essere definito buono o cattivo, è solo un romanzo, intrattenimento, mica come i film…
…
Wait a sec’…
Beh, io veramente me la prendevo con chi crede di essere migliore perché si guarda un libro di merda(e come hai detto tu, anche se d’intrattenimento, ci sono criteri oggettivi per definire un libro di merda o non)in quanto libro invece di un film fatto bene.
Chiedo scusa se mi intrometto, ma cosa centrano i film in tutto questo? Non è un discorso un po’ fuori contesto (che ok, ammetto di farne anch’io, e in svariate occasioni) dal momento che l’articolo in questione si occupa prettamente di libri?
La Anne Rice era brava finché non ha detto “gne gne, sono figa, non ho più bisogno di un editor, faccio tutto da sola”. La qualità dei suoi libri lì è andata a picco, logicamente.
Ho letto qualche tempo fa uno dei suoi libri più recenti, Vittorio the vampire. Era scritto così MALE che mi sono riletta di corsa Intervista col vampiro per capire se mi fosse piaciuto causa bimbominkiaggine adolescenziale o cosa.
E invece no, i primi capitoli della saga reggono ancora benissimo. È solo l’autrice ad essersi rimbecillita per il successo.
Peccato.
Stessa sorte toccata ad Abercrombie. Non ho ancora avuto il coraggio di leggere il suo quinto libro ;_;
Io ho cominciato The Heroes a gennaio ma proprio non mi riesce di continuarlo. In questi giorni è uscito un suo nuovo romanzo, Half a King, e quello invece mi interessa, soprattutto perché è ambientato in un universo nuovo.
Abercrombie è stato rapito dai rettiliani dopo Last Argument of Kings e sostituito da un sosia robot per la distruzione della cultura occidentale. E’ andata così.
The Heroes è al livello di Best Served Cold o è un po’ meglio? Mi piacerebbe leggerlo, ma se fa schifo…
Ma che è successo ad Abercrombie? era partito così bene!
Non so cosa sia successo ad Abercrombie, but my guess is: nella prima trologia aveva un editor cagacazzi che gli faceva le pulci. Per il quarto libro Joe deve aver deciso che ormai era professionista e ha spinto l’editor sotto un autobus, e ora più nessuno gli martella le manine quando scrive enormità.
Secondo me si è solo rotto le palle di tirare fuori per contratto un libro di almeno 500 pagine all’anno. Negli stand alone soprattutto si vede che ha iniziato a copiare sé stesso. Mica tutti possono essere Brandon Sanderson o Daniel Abraham che cagano fuori due/tre romanzi all’anno…
Allora possiamo aspettarci la recensione del secondo volume??
Premetto che ho scoperto questo blog ieri, cercando articoli su Licia Troio… ehm Troisi. Sono contenta di aver scoperto che non son l’unica a pensare che faccia schifo, fino a due giorni fa credevo di esser troppo cattiva :3
Btw, ho letto la premessa a questo articolo, riguardo le scrittrici vaginamunite e credo che in questa recensione ti sia fatto influenzare dal tuo stesso pregiudizio.
Alt, io ho letto i primi due libri della saga e non penso siano i nuovi capolavori del secolo, ma nemmeno che facciano così schifo.
Quindi mi chiedo se questa recensione è stata scritta palesemente per far ridere o per fare un’analisi seria del libro asd
Perché se doveva far ridere tramite le battutine e il sarcasmo ok, ho riso anche io a tratti, dato che alcuni “plot hole” nella tua recensione non riuscivano a rendere giustizia alla tua ironia.
Ad esempio, quando parli di maghi-tiranni, mi chiedevo se trollassi o se facesse parte del tuo ruolo di “scrittore cinico” che deve trovar forzatamente il pelo nell’uovo.
La spiegazione del perché i maghi non prendono il sopravvento è spiegato nel capitolo 16, ovvero l’inizio della seconda parte del libro. Quindi in quel preciso momento della tua recensione, quel ruolo non ti è ben riuscito.
Poi, cosa ancora più importante, mi chiedo davvero come tu possa aver ignorato il motivo della fuga di Sonea per tutto il libro. Ha visto un uomo innocente morire al posto suo per mano dei maghi, gli stessi maghi che cinque minuti prima aveva colpito con una pietraAoaoaoodscjso…..,,,
Quindi, secondo quale logica sarebbe andata da loro a braccia aperte? Il libro si intitola “La corporazione dei maghi” perché parla di quest’ente, della loro organizzazione, del loro “impatto sociale” col popolo.
Infatti, viene ribadito più volte nel libro (e nello stesso capitolo 16) la riluttanza dei dwell nei confronti dei maghi.
Per concludere, a proposito di Fergun. Diciamo che è un cattivo scontato al 50-50. Da un lato lo capisco, le motivazioni ci sono: lui è un cazzutissimo (scusa il francesismo :P) mago, ferito dal colpo di una poveraccia con zero esperienza in magia. Quale pomposo mago non si sarebbe offeso per un tale affronto? Per giunta, la Corporazione alla quale appartiene vuole accoglierla tra loro, anziché ricordarle il suo posto!
Mi sentirei tradita e inca**ata anche io, francamente e non oso immaginare per un uomo, che in linea di massima, ci tiene a queste sciocchezze sull’onore e l’orgoglio.
Tutti questi elementi mi fanno capire che: o ti sei fatto trascinare dai tuoi stessi pregiudizi (e forse nemmeno te ne sei accorto mentre leggevi); oppure, scusami se te lo dico, hai letto col culo Dx
La corporazione dei maghi and co non è chissà cosa, sicuramente. Personalmente la trovo una lettura piacevole, ma speravo che la scrittrice approfondisse maggiormente l’aspetto psicologico dei personaggi in generale o che si prolungasse su alcune parti del libro stesso.
Per fare un esempio: anche io spesso mi son chiesta perché (caspiterina) non fanno la lettura mentale più spesso per risolvere tre quarti dei loro problemi. La risposta appare velata man mano nella lettura: per i maghi è una cosa poco educata da fare, sia perché invadono uno spazio MOLTO personale, sia per salvaguardare la libertà di pensiero. Sticaxxi, se leggessero h24 i pensieri altrui, vivrebbero in una dittatura in cui non puoi pensare che ti pare, sai che ansia.
Non pensavo di dilungarmi così tanto, ma il punto è che se qualcuno deve trovare dei difetti, mi aspetto che lo faccia con criterio e non per gettare arrogantemente merda gratis.