Questa settimana volevo postare una recensione di Mister Suicidio di Nicole Cushing, edito in Italia da Independent Legion Publishing, ma non ho fatto in tempo nemmeno a cominciare a scriverla perché sono stato impegnato tra lavori in scadenza, compleanni, e visita di rito al Cartoomics.
Proprio al Cartoomics, che si è tenuto come ogni anno in Fiera Milano, e al quale ho partecipato non solo per motivi di interesse personale ma anche professionale *WINK WINK*, ho fatto una serie di interessanti acquisti a tema fantasy. Ho comprato un fumetto che si intitola Il regno di Fanes, scritto da Federico Memola e disegnato da Federico Vicentini, che parla del leggendario popolo dei Fanes che, secondo la leggenda ha abitato l’omonima alpe nell’attuale provincia di Bolzano. Ho anche comprato nell’area self un fumetto di Lucrezia Galliero perché mi piaceva lo stile e il layout delle tavole.
Ma quello di cui voglio parlarvi ora è il terzo acquisto, ovvero Senzanima di Luca Enoch e Mario Alberti.
Senzanima è un fumetto cartonato (di quelli che la gente sofisticata chiama graphic novel) che ha per protagonista Ian Aranill, ovvero il Dragonero dell’omonima serie mensile a fumetti edita da Sergio Bonelli Editore. Se siete lettori costanti di questo blog, forse sapete che considero Dragonero, il personaggio creato da Enoch e Stefano Vietti, la migliore espressione della narrativa fantasy di stampo classico italiana.
Senzanima è l’inizio — un vero e proprio numero zero — di un progetto che guarda all’universo di Dragonero sotto un’altra ottica. Nel senso che se nella serie madre sono chiari i rimandi a Il signore degli anelli e Dungeons & Dragons, Senzanima ricorda più Malazan, la Black Company di Glenn Cook e Fafhrd e Gray Mouser di Fritz Lieber.
La storia ci porta negli anni prima che Ian diventasse uno scout imperiale, quindi tra la serie madre e la recente Dragonero Adventures per giovani lettori. In questa prima storia troviamo Ian membro novello di una spietata compagnia di mercenari. Ai tempi della sua presentazione, a una Lucca di un paio d’anni fa, Senzanima era stato definito come un fantasy brutale e maturo, e senza dubbio in esso, oltre a un abbondante quantità di imprecazioni, si ritrovano temi e situazioni che non avrebbero vita facile nella serie da edicola.
I Senzanima sono composti da una serie di personaggi vibranti e che saltano, visivamente e non solo, all’occhio. Hanno quel genere di nomi che, appunto, si potrebbe trovare in Malazan, come ad esempio il Cannibale, il Carogna, il Troll o il Senzavolto e il character design a opera di Alberti è notevole.
La storia raccontata in questo albo, che è più corto di un normale volumetto Bonelli di una trentina di tavole, vede Ian muovere i primi passi all’interno della compagnia dei Senzanima e confrontarsi con la percezione di sé stesso in quanto eroe, ovvero nel senso bonelliano del termine di qualcuno che si adopera per servire sempre il giusto da qualsiasi parte si trovi. Percezione che per forza di cosa contrasta con l’essere membro di una brutale compagnia di lame in affitto. È un dualismo interessante e che continua quella “riflessione” sulla figura dell’eroe che Luca Enoch aveva più o meno cominciato nel numero 27 della serie regolare, Gli artigli del cervo.
Lo stile di Mario Alberti è perfetto per il genere di storia che si racconta nell’albo e va a complementare molto bene la brutalità dei testi di Luca Enoch. Si tratta di uno stile che rischierebbe di non essere bene accolto dal famigerato zoccolo duro Bonelli su un numero della serie regolare, per cui è un bene che esistano linee parallele sulle quali testare nuovi talenti (Alberti proprio un novellino non lo è, è in Bonelli da decenni ed è un collaboratore assiduo di Luca Enoch, però su Dragonero ha disegnato solo la copertina del primo speciale).
L’unico limite che mi sento in dovere di segnalare è che Senzanima è una storia utilizzata chiaramente per bagnarsi i piedi all’interno di una nuova parte dell’universo di Dragonero. C’è una storia, questo sì, ma l’impressione generale non può essere che, d’accordo, ora mi hai presentato tutti questi nuovi personaggi, dove posso leggere più sulle loro avventure?
Ora, di preciso non so come andrà a delinearsi ulteriormente questa serie, se in forma di collana di graphic novel cartonate come la presente, a cadenza magari annuale o semestrale (visto che di recente la Bonelli ha rinnovato il suo impegno per quanto riguarda le uscite “di prestigio” da libreria), o in qualche altro modo. Sta di fatto che l’interesse, il mio per lo meno, c’è, e che dei Senzanima sono più che disponibile a sapere di più.
Ho visto il cartonato ma per ora l’ho lasciato sullo scaffale, innanzitutto per lo stile grafico che a me non piace molto, in secondo luogo per il protagonista. Dragonero è una serie recente della Bonelli e non vende nemmeno così tanto da poterla definire un classico intoccabile: allora mi chiedo perché insistere così tanto su Ian, che già nella serie regolare è uno dei personaggi meno interessanti, e non dedicare più spazio ai coprotagonisti o creare un nuovo personaggio? E’ davvero così essenziale capire come Ian dal bm della serie Adventures diventi il predestinato tormentato della serie regolare? Per quanto mi riguarda no.
Occhio che secondo me Dragonero della Bonelli è l’eroe non celebrato, perché tra le serie più recenti è quella che non solo riesce ad andare avanti col mensile, gli speciali e i magazine, ma ha anche il lo spin-off per giovani lettori, questa serie “adulta” di graphic novel, e pure il gioco di ruolo. Nessuna delle serie più nuove, tipo Morgan Lost, Orfani, Mercurio Loi e il giustamente defunto Adam Wild è riuscita a fare altrettanto. Per cui deve esserci qualcosa che Dragonero riesce a fare bene (che presumo sia la ritenzione di pubblico, da cui l’insistere su Ian).
Secondo le fonti ufficiose (Bonelli è da parecchio che non diffonde ufficialmente i dati di vendita, se non sbaglio) Dragonero era partito non benissimo, ma più o meno 1-2 anni fa si stava riprendendo ed era forse l’unica serie Bonelli che guadagnava lettori, quindi hanno lanciato una massiccia opera di sfruttamento i cui frutti vediamo solo ora, con cover alternative e serie parallele (avevo letto anche di un cartone animato Rai, ma non ne ho più saputo nulla) mentre il gioco di ruolo credo sia nato e morto subito.
Andando un po’ a memoria, da 24mila copie stava salendo a tipo 27mila, quindi un buon trend, ma imparagonabile a testate come Tex (molto oltre le 100mila), Dylan (sugli 80mila) o anche Julia (45mila mi pare).
Però gli ultimi dati ufficiosi dicono che i lettori sono di nuovo scesi a 23mila.
Non che il successo o meno nelle vendite certifichi la qualità dell’opera, naturalmente. Io seguo Dragonero fin dal primo numero e ancora lo leggo, ma trovo che potrebbe essere migliore e che uno dei freni sia proprio Ian, non per nulla sogno (senza speranza) che alla fine della nuova saga lui venga messo da parte e ne prenda il posto la sorella.
Ma ovviamente dopo i 12 mesi della “rivoluzione” tornerà tutto come prima, ma con una novità inedita nel mondo del fantasy: Sera, l’elfa piccola e minuta, diventerà ufficialmente un arciere dato che l’arco rimane l’arma per tutti nei mondi fantasy… 😀