Prince of Thorns è il romanzo d’esordio dello scrittore britannico Mark Lawrence e primo volume dell’immancabile trilogia, che qui si chiama The Broken Empire Trilogy. È un fantasy , high fantasy a voler essere precisi, ma non parla di nobili cavalieri e fanciulle battagliere. È più simile nei toni e nelle situazioni alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin e alla serie della First Law di Joe Abercrombie, insomma, di tutto quel filone di narrativa fantastica improntata al realismo che celebra l’antieroe anziché l’eroe, che è un po’ il motivo per cui ho deciso di leggerlo.
Un altro motivo è che il blog Fantasy Book Critic ha annoverato quello di Lawrence tra i migliori debutti del genere fantasy del 2011.
Sarà vero? Sarà una recensione un po’ troppo accomodante? A lettura ultimata, posso sentenziare che la verità sta nel mezzo. Chevvordì? Che, sì, Prince of Thorns era un bel romanzo, ma non posso dire di essermi esattamente fatto la pipì addosso come un cucciolo di cane dalla contentezza per aver scoperto un nuovo talento letterario.
Ma procediamo per gradi.
La scheda del libro
Prince of Thorns di Mark Lawrence
Pubblicato da Ace Books
Anno 2011
Pagine 336
Prezzo di copertina 12.99$
Il libro su Amazon
La trama
Prince of Thorns è essenzialmente una storia di vendetta. All’età di nove anni, il principe Jorg Ancrath è testimone del brutale massacro della madre, la regina, e del fratello. Lui riesce a salvarsi per miracolo, nascondendosi in un groviglio di rovi (da qui il titolo, il principe di spine) che lo feriscono nel fisico tanto quanto le scene di cui è testimone quella notte lo feriscono nell’anima. Il mandante dell’omicidio, il conte Renar, è un nemico politico di suo padre, re Olidan, e quando Jorg scopre che la pena che gli verrà inflitta sarà di natura economica, anziché una guerra, come aveva sperato, decide di trovare da solo la sua vendetta. Ancora bambino, scappa dal palazzo reale assieme a un gruppo di mercenari e si unisce a loro, ben presto diventandone il capo. È solo all’età di quattordici anni che Jorg decide di ritornare da suo padre, che nel frattempo si è risposato ed è in attesa di un erede, per compiere la sua vendetta contro il conte Renar. Jorg però non sa che lui, Renar e perfino re Olidan sono solo pezzi di un gioco molto più grande, manovrati da giocatori invisibili e potentissimi.
Il principe di spine
La prima cosa da dire a commento della trama è che il libro parla principalmente di Jorg e della sua personale ricerca di vendetta. C’è una piccola parentesi politica di tanto in tanto, ma di quello parlerò in seguito.
Jorg è il punto focale del romanzo, e può essere un problema. Perché Jorg è un antieroe. E non uno di quegli antieroi belli e tenebrosi, ma che sotto sotto hanno il cuore d’oro. No, Jorg è un assassino, uno stupratore, un bugiardo, uno psicopatico e non prova nessun rimorso per le sue azioni. C’è un certo cinico distacco tra lui e le sue nefandezze che mi ha ricordato il Dexter Morgan di Jeff Lindsay, solo che, a differenza di Dexter, Jorg non ha un codice a cui attenersi: tutto ciò che fa è in funzione del suo obiettivo finale, ossia la vendetta contro il mandante dell’assassinio della madre e del fratello.
Va da sé che un personaggio del genere non piacerà a tutti. È un rischio che uno scrittore deve assumersi quando racconta la storia di qualcuno che, per definizione sociale, è una “brutta persona”. All’inizio anch’io sono stato infastidito dalla crudeltà di Jorg, per dirla tutta, ho cercato di capirlo, di mettermi nei suoi panni e provare a giustificarlo, ma non credo di avercela fatta. Però c’è che a me Jorg è piaciuto. È un personaggio intrigante e caratterizzato a meraviglia anche e soprattutto grazie alla splendida narrazione in prima persona.
La nota dolente è che Jorg non è solo un personaggio che sa affascinare, ma anche uno di quei superteenager per i quali bisogna spendere una buona dose di suspension of disbelief. Nel senso che assistiamo all’inizio del libro a Jorg che stermina un intero villaggio a capo dei suoi “Fratelli” mercenari, e lì ha quattordici anni. Lo sentiamo parlare come un adulto con molta più esperienza di quella di un adolescente, lo vediamo combattere con gente grossa il doppio di lui. Sempre quattordici anni. Senza contare che è diventato il leader dei “Fratelli” che era ancora più piccolo.
Sì, il mondo del fantasy è pieno di giovanissimi che fanno cose grandiose (piaccia o non piaccia a quella bigotta di Kahlan Amnell), ma qui secondo me Lawrence ha azzardato un pelino troppo.
Il gioco dei troni… anche qui
C’è però una seconda cosa che mi ha lasciato perplesso. Non entrerò troppo nello specifico perché non voglio spoilerare più del dovuto (che detto da me è… LOL).
Tutta la prima parte del romanzo è dedicata a ciò che ha fatto di Jorg il Principe delle Spine, del massacro di madre e fratello, della sua fuga dal castello e del suo ritorno. La sola caratterizzazione di Jorg affiancata all’ottima prosa di Lawrence è sufficiente a sostenere una prima parte che, in ogni caso, serve soprattutto come introduzione dei personaggi e delle situazioni in vista del secondo atto.
Nella seconda parte, invece, entra in gioco la politica. Lawrence lo nomina proprio, il gioco dei troni, e immagino che la citazione non sia solo un riferimento en passant, ma il riconoscimento di un’ispirazione fondamentale alla nascita del romanzo stesso.
Il problema è che quando ti confronti con la genialità delle trame politiche di Martin le cose sono due: o sei anche tu un genio, o ne risulti non all’altezza. E Lawrence secondo me fa parte della seconda categoria. Personalmente ho trovato troppo fumosi i retroscena fatti di giochi di potere e influenze. Ma ancora una volta, si tratta soprattutto di una tale of revenge, per cui la politica non è nemmeno così fondamentale.
In conclusione
Prince of Thorns è romanzo fantasy estremamente godibile e soprattutto è un signor debutto letterario. La caratterizzazione dei personaggi è impeccabile, sia per quanto riguarda il protagonista, sul quale Lawrence ha fatto un lavoro davvero notevole per farlo sembrare simpatetico e disprezzabile nello stesso tempo, sia per quanto riguarda i coprimari, che non sembrano mai macchiette usate solo ai fini della trama, anche quando restano in scena il tempo di un capitolo.
Lawrence scrive bene, devo averlo già sottolineato un paio di volte, per cui non mi dilungo oltre. Lasciatemi però aggiungere, mi rivolgo specialmente a chi è patito di duelli e scene d’azione, che c’è un’avvincente scena di combattimento che va avanti per qualcosa come cinque pagine, e non devo nemmeno sottolineare che serve talento per scrivere una cosa del genere senza finire per annoiare.
Punti a sfavore, il lettore deve accettare delle premesse che non tutti vedranno di buon occhio, e cioè Jorg il superboy teenager, e una caratterizzazione politica del mondo che non è ben riuscita come quella degli autori a cui Lawrence è stato accostato (Martin e Abercrombie per primi).
Ma tutto sommato è un buon romanzo, si fa leggere e, nonostante sia il primo volume di una trilogia, sa essere autoconclusivo.
(Mi pare scontato, ma lo dico lo stesso: essendo un buon romanzo fantasy non si sa se o quando avremo l’onore di vederlo in Italia.)
Ehm, ehm…. hai dimenticato di accostarlo a Goodkind. Ora devo andare perchè un tizio che non mi conosce e che io non ho mai visto e non conosco a mia volta è venuto per pura coincidenza nello scantinato di casa mia e, sempre per coincidenza, mi ha portato proprio un oggetto (datogli, per coincidenza, da un mio parente, che però non gli ha detto che mi serviva… e che siamo imparentati… e che doveva portarmelo) che mi era necessariamente indispensabile. E ovviamente io mi sto per fidare cecamente di lui, mica dovrei essere un attimo diffidente.
Così mi salverò da una situazione difficilissima. Che culo.
Ciao…
Ho letto la rece, e da buon (pedante) apprendista storico volevo farti una puntualizzazione. A 14 anni, in una società tipo età del ferro-medievo-rinascimentale (non ho idea in quale delle tre ricada il romanzo, ma andrebbe bene anche sette-ottocentesca, se è per quello), a 14 anni SEI un uomo. Da almeno un paio d’anni. Se sei nobile (come il principe di rovi), sei già stato spedito da un’altra nobile casa da almeno sei anni, ad apprendere le belle maniere, ad essere educato e cresciuto e iniziato ai rudimenti della nobile arte della guerra (ed hai già fatto il bricconcello con i compagni scudieri, o nello stile “college inglese” oppure con qualche contadinella – serva di casa – donna di facili costumi).
Se non sei nobile, beh… sono almeno 7 anni che lavori nei campi, porti gli animali al pascolo, raccogli legna (o lettiera) nel bosco, aiuti a casa con i lavori e fai commissioni… L’idea di diritti dell’infanzia, e il concetto stesso di “bambino” è un’invenzione MODERNA, che in una società dura, spietata e brutale (come quelle che DOVREMMO trovare nel fantasy tipo) non trova assolutamente posto.
Il bambino, in questo tipo di società, è solo un PICCOLO ADULTO, da cui ci si aspetta un contributo per la sopravvivenza del singolo proporzionato alle sue capacità e via via sempre crescente… Non esisteva (e non poteva esistere) una concezione di infanzia protetta, anche perché non esisteva proprio il concetto di infanzia.
Peace Love and Harsh Kid Raising
Anacroma
Sì, che la concezione dell’adolescenza sia piuttosto moderna, essendo fan di Martin, lo sapevo. Difatti di solito mi si sente berciare contro quei libri che vogliono ambientarsi in una società simil-medievale ma che guai a toccare i poveri bambini (e con bambini si intende chiunque abbia meno di 18 anni). La mia perplessità risiedeva più che altro nelle capacità di combattimento di Jorg, che affrontava e sopraffaceva combattenti molto più esperti di lui, e nel fatto che i mercenari hanno trovato in lui una guida anziché in qualcuno che avesse più esperienza del mondo esterno di quanta non ne avesse un principe di dodici anni. Comunque grazie per essere passato e grazie per l’appunto, non si ribadisce mai abbastanza che nei fantasy medievaleggianti i quattordicenni non sono bambini.
Allora, questa tua seconda perplessità è più che giustificata. In realtà, dipende molto da come sel’è giocata Lawrence. Nel senso: il primo paragone che mi viene in mente è Harold Hardrada di Norvegia (che trovi su wikipedia) anche lui costretto a fuga ed esiio dalla morte di uno dei genitori (il padre, in questo caso), ed è riuscito alla bell’erà di 15 anni (circa) a formare la sua propria banda di guerrieri (con la quale ha poi combattuto fra i ‘Rus e per il Basileus), quindi non è da escludere a priori che possa accadere… Anche qui, Harold (come il principe) era di nobile rango. Ma Harold era anche un “viking born & Breed”, e soprattutto un badass da non averci a che fare (lo stesso anno in cui è stato esiliato ha partecipato a fianco di suo padre alla battaglia che lo ha reso orfano, ed è riuscito a fuggire, seppure ferito).
Non avendo letto il libro, non posso pronunciarmi. Dipende, come ti dicevo prima, moltissimo da come l’autore ha caratterizzato il Principe Rovo e quello che ha scritto riguardo ai suoi primi anni-educazione.
Nel romanzo è quasi tutto lasciato all’immaginazione del lettore, ma si intuisce dai dialoghi che il principe – che è scappato dal castello del padre a nove anni – è più astuto che combattente, per lo meno nei primissimi anni dell’infanzia.
Ma al di là di questo, ora voglio procurarmi una bio di Harold di Norvegia…
Il mio sudore per le letture in lingua originale viene sparso con parsimonia. Aspetto un po’ per vedere se, col (ri)boom che avrà Martin in questa stagione, lo tradurranno in italiano.
Hi – there will be an Italian translation, the rights sold early last year to Newton Compton.
Many thanks for the review!
Uh uh… chissà se è il vero autore… Se è così, mi eccito io per te: internet è qualcosa di eccezionale.
Per quanto riguarda il romanzo… beh… considerando che io sono un fun de “i personaggi prima di tutto” (a patto che i buchi logici non siano fari in mezzo alla notte), mi hai fatto venire la voglia di leggerlo. Peccato per la lingua.
Puoi sempre aspettare marzo, che esce in italiano per Newton Compton https://ilsociopatico.wordpress.com/2011/12/14/non-ci-posso-credere/
non si hanno notizie?
E’ un po’ che leggo le tue recensioni, dopo aver scoperto il tuo blog cercando su Google “fantatrash”. Oggi commento per la prima volta (sperando di non disturbare) per dire che ieri ho comprato in offerta lampo sul Kindle Store di Amazon l’intera “trilogia dei fulmini” – come hanno deciso di chiamarla in italiano – a 0,99€ (ieri erano in offerta 3102 libri Newton Compton, ma non mi aspettavo di trovarla in mezzo a tutti i romanzi rosa!).
Credo che mi abbia convinta il fatto che hai scritto per ben due volte che Mark Lawrence scrive bene (e spero che la traduzione sia quantomeno decente), e poi vorrei provare a uscire dalla mia comfort zone.